Davanti allo specchio
osservando un viso che man mano
mi porto sopra come la chiocciola
il suo piccolo guscio incrostato.
Ci lavoro sopra per debellare gli affanni
della barba, della metastasiche verrà,
mi rassicuro e non ricordo di quando
ero bambino, quando temevo Dio.
Non sono più io
vorrei non essere questo
ah, specchio necessario!
ché senza non so.
L’amore per lo sguardo vacuo
come Echo rincorreva della sua voce
le ultime note ripetendo la disperazione
del silenzio, tra rupi deserte
e profonde valli,
e Narciso voleva solo se stesso
mai deturpato dal tempo;
io mi specchio.
Solo la bianca luce rimane imberbe
e si moltiplica davanti agli specchi:
vivida stella che io non sono
nemmeno quando dietro un Bar
semichiuso scaccio l’anima.
Lasciamo nel cielo un segno
che solo il nostro parlare ci mantiene
in vita nei secoli, mentre ossa e carne
si dissolvono come quando
si abbandona uno specchio incrinato
o siamo intenti nell’oziosoi mpegno di togliere
i semi dall’erba che fumiamo....
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